venerdì 6 dicembre 2013

Chi e SATOSHI NAKAMOTO?

Nessuno sa chi sia Satoshi Nakamoto – o almeno, se si sa, non viene detto. Chiunque egli sia, ha smesso di lavorare al progetto intorno alla fine del 2010, e vale un sacco di soldi grazie alla sua precoce attività “di estrazione”. Ci sono svariate teorie riguardo la sua identità.


CHI È SATOSHI NAKAMOTO?

Nonostante possiamo non sapere chi sia, sappiamo, però, quello che ha fatto. È stato l’inventore del protocollo Bitcoin, pubblicando un documento tramite la lista di spedizione Cryptography nel novembre 2008. Ha rilasciato, dunque, la prima versione del client del software bitcoin nel 2009, e ha partecipato insieme ad altri al progetto, tramite le liste di spedizione, per poi iniziare a scomparire dalla community verso la fine del 2010. Ha lavorato con alcune persone sul team open source, ma non si è mai preoccupato di rivelare qualcosa su se stesso, e l’ultima volta che qualcuno l’ha sentito è stato nella primavera del 2011, quando ha dichiarato di essere “passato ad altre cose”.

MA È GIAPPONESE, GIUSTO?

Meglio non giudicare un libro dalla sua copertina. O anzi, forse dovremmo. “Satoshi” significa “pensiero lucido”, “perspicace”, “saggio”. “Naka” può significare “medio”, “interno” o “rapporto”. “Moto” può significare “origine” o “fondazioni”. Tutte queste cose si potrebbero attribuire alla persona che ha fondato un movimento progettando un geniale algoritmo. Il problema, naturalmente, è che ogni parola ha molteplici significati possibili.

Non possiamo sapere per certo se sia giapponese o no. Anzi, è piuttosto presuntuoso ritenere che sia un “lui”. Noi l’abbiamo utilizzato solo come modo di dire, però, tenendo conto del fatto che potrebbe essersi trattato di uno pseudonimo, “lui” potrebbe essere una “lei”, o persino un “loro”.

QUALCUNO SA CHI SIA VERAMENTE?

No, ma le tecniche investigative che la gente usa per indovinare sono, talvolta, anche più intriganti della domanda. Joshua Davis del New Yorker crede che sia Michael Clear, studente di crittografia laureato al Trinity College di Dublino. È arrivato a questa conclusione analizzando 80.000 parole tratte dagli scritti online di Nakamoto e cercando indizi linguistici. Ha anche sospettato che potesse essere il sociologo economico ed ex programmatore di giochi finlandese Vili Lehdonvirta. Entrambi hanno smentito.

Adam Penenberg della Fast Company mette in discussione quanto sostenuto da Lehdonvirta, dimostrando che Nakamoto, in verità, può essere tre persone: Neal King, Vladimir Oksman e Charles Bry. Lo ha dedotto digitando, su Google, espressioni uniche prelevate dai documenti bitcoin di Nakamoto, per vedere se venissero utilizzate anche altrove. Una di esse, “impossibile da invertire in maniera computazionale”, compare in una domanda di brevetto effettuata dai tre per l’aggiornamento e la distribuzione di chiavi di criptazione. Il nome di dominio bitcoin.org, originariamente usato da Satoshi per pubblicare il documento, è stato registrato tre giorni dopo che la domanda di brevetto era stata archiviata. È stata registrata in Finlandia, e uno degli autori del brevetto ha viaggiato lì sei mesi prima che il dominio fosse registrato. Tutti quanti hanno smentito. Michael Clear lo ha fatto anche pubblicamente al Web Summit 2013.

In ogni caso, quando bitcoin.org è stato registrato, il 18 agosto 2008, l’iscritto ha effettivamente usato un servizio di registrazione anonimo giapponese, e l’ha registrato usando un ISP giapponese. La registrazione per il sito è stata trasferita in Finlandia soltanto il 18 maggio 2011, il che scredita la teoria finlandese.

Altri pensano che si tratti di Martii Malmi, un programmatore residente in Finlandia, che ha avuto a che fare con bitcoin sin dall’inizio, e ne ha sviluppato l’interfaccia utente.

Altre proposte: Jed McCaleb, un amante della cultura giapponese e residente in Giappone, che ha creato l’incombente cambiavalute di bitcoin, Mt. Gox, e co-fondato Ripple. Ha anche creato, nel 2000, il network di condivisione file P2P eDonkey.

Un’altra teoria suggerisce che lo scienziato informatico Donal O’Mahony e Michael Peirce rappresentano Satoshi, sulla base di un documento che stilarono per i pagamenti digitali, insieme con Hitesh Tewari, sulla base di un libro che pubblicarono insieme. O’Mahony e Tewari hanno studiato al Trinity College, dove studiò anche Michael Clear.

Più di recente, gli studiosi israeliani Dorit Ron e Adi Shamir, del Weizmann Institute, hanno ritirato le affermazioni fatte in un documento, suggerendo un legame tra Satoshi e Silk Road, il mercato nero online che è stato chiuso dall’FBI nell’ottobre 2013. Hanno suggerito un collegamento tra un indirizzo di proprietà, secondo quanto si dice, di Satoshi, e il sito. L’indirizzo è posseduto dal ricercatore di sicurezza Dustin D. Trammel, il quale contesta l’affermazione secondo la quale sarebbe lui sarebbe Satoshi.

QUINDI COSA SAPPIAMO DI LUI?

Una cosa che sappiamo, sulla base delle interviste con le persone coinvolte in una prima fase dello sviluppo di bitcoin, è che ha escogitato meticolosamente il sistema. Il suo programma non è stato convenzionale, secondo lo sviluppatore principale Jeff Garzik, in quanto non ha applicato gli stessi rigorosi collaudi che ci si aspetterebbe da un classico ingegnere di software.

QUANT’È RICCO?

Un’analisi di Sergio Lerner, un’autorità su bitcoin e nella criptografia, suggerisce che Satoshi ha estratto molti dei primi blocchi dalla rete bitcoin, e che la sua fortuna in monete non spese è l’equivalente di almeno 100 milioni di dollari. L’accumulo di un milione di bitcoin varrebbe un miliardo di dollari al tasso di cambio di 1000 dollari del novembre 2013.

COSA STA FACENDO ADESSO?

Nessuno sa cosa Satoshi abbia in mente, ma in una delle ultime mail che ha mandato a un programmatore di software, datata 23 aprile 2011, ha detto “sono passato ad altre cose. È in buone mani con Gavin e con tutti gli altri.”

HA LAVORATO PER IL GOVERNO?

Ci sono delle voci a riguardo, naturalmente. La gente ha interpretato il suo nome come “intelligenza centrale”, ma naturalmente vedranno solo ciò che vogliono vedere. Questa è la natura dei complotti. La domanda ovvia da fare sarebbe: perché una delle organizzazioni a tre lettere sarebbe interessata a creare una cripto valuta che sarebbe successivamente utilizzata come un anonimo meccanismo di trading, portando i Senatori e, allo stesso modo, l’FBI, a torcersi le mani su un potenziale terrorismo e su altre imprese criminali? Non c’è dubbio che i teorici del complotto abbiano le proprie idee anche su questo.

Forse non importa. Lo sviluppatore principale Jeff Garzik la fa breve. “Satoshi ha divulgato un sistema open source affinché voi non doveste sapere chi fosse, e fidarvi di chi fosse, o preoccuparvi delle sue conoscenze”, fa notare. Il programma open source rende impossibile nascondere i segreti. “Il programma sorgente parla da sé.”

Inoltre, è stata una mossa astuta utilizzare uno pseudonimo, spiega, perché costringe le persone a concentrarsi sulla tecnologia stessa, piuttosto che sulla personalità che si cela dietro. In fin dei conti, bitcoin è ora di gran lunga più rilevante di Satoshi Nakamoto.

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