giovedì 9 gennaio 2014

Il governo di Taiwan dice no ai bancomat per Bitcoin.

La commissione di sorveglianza per il settore finanziario a Taiwan non consentirà l’ installazione di sportelli bancomat per il prelievo di Bitcoin nel paese perché non è una valuta corrente e quindi non può essere accettata né dalle persone né dalle banche come metodo di pagamento,  sostiene il presidente della commissione Tseng Ming-chung, come viene riportato dal notiziario nazionale taiwanese Central News Agency (link a google translate).

Come riportato da John Biggs per TechCrunch nell’ ultima settimana, l’ azienda americana Robocoin ha pianificato di installare gli sportelli automatici per i Bitcoin a Hong Kong e Taiwan come parte del suo piano di espansione globale. Il CEO di Robocoin ci ha raccontato che “la richiesta di Bitcoin in Asia è incredibile. Ci sono molti paesi in Asia che vogliono aumentare la possibilità degli utenti di comprare e vendere Bitcoin in modo sicuro e senza rischi”. Abbiamo quindi scritto a Robocoin per chiedere come secondo loro il veto della commissione di sorveglianza influenzerà i loro piani in Asia.


L’ atteggiamento dei governi verso il Bitcoin è largamente diversificato in tutta l’ Asia, ma la decisione della commissione di sorveglianza rappresenta un altro segno di come il sempre più largo utilizzo della cyber-moneta porterà ad una maggiore vigilanza da parte dei regolatori finanziari.

Il valore dei Bitcoin è crollato a dicembre a seguito della decisione di BTCChina, il più grande centro di cambio di Bitcoin cinese, di non accettare più depositi in yuan. Affermano che la Banca Popolare Cinese si sia pronunciata su molti processori di pagamento chiedendo loro di cessare la compravendita di Bitcoin entro l’ 1 di gennaio. Era stato decretato già un primo veto parziale il 5 dicembre sostenendo che “i Bitcoin rappresentano un bene virtuale che non ha uno status giuridico o un equivalente monetario e non può quindi essere utilizzato come valuta corrente”.

Poco dopo hanno chiuso anche i centri di scambio di Bitcoin in India in seguito agli avvertimenti sulla sicurezza e sui rischi finanziari per gli utenti da parte della Reserve Bank of India, la principale banca indiana.

Tuttavia in Asia, altri regolatori finanziari trattano i Bitcoin differentemente. Ad hong Kong per esempio i Bitcoin non sono controllati da nessuna organizzazione governativa o banca centrale. Di fatto, Horizon Ventures, una società di venture capital di Hong Kong controllata da Li Ka-shing, l’ uomo più ricco di tutta l’ Asia, ha recentemente espresso un voto di fiducia per i Bitcoin investendo in Bitpay. Anche il governo di singapore ha deciso di non regolare i Bitcoin.

Negli Stati Uniti, molte agenzie governative gareggiano per regolamentare il Bitcoin che per ora viene considerato come moneta corrente, creando una barriera d’entrata per le start up basate sul Bitcoin. Il Financial Services Authority inglese non considera il Bitcoin moneta a corso forzoso o moneta elettronica e la BCE sostiene che il Bitcoin non sia equiparabile al denaro e per ora non ci sia bisogno di regolarlo.

Come ha constatato Mike Butcher di TechCrunch durante la Bitcoin conference di Londra in luglio, la cyber-moneta è stata trattata in modi molto diversi in ogni paese: come moneta, come asset class, come il primo metodo di scambio di informazioni P2P ad alta sicurezza a livello globale, come una piattaforma tecnologica e anche come se fosse una start up con una entità a se stante.


I regolatori finanziari contribuiscono a legittimare l’uso del Bitcoin, ma allo stesso tempo, rimuovono molti di quelli che vengono considerati vantaggi della cyber-moneta, inclusi gli scambi peer-to-peer esenti da sanzioni, imposte e tassazioni internazionali.

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